Avrei voluto essere terra
per lasciarmi attraversare
dalle tue greggi assorte, come,
nuvole calde su prati verdi.

E perdermi nel tuo abbraccio,
ora, che la tua innocenza
è divenuta saggezza
e la tua scienza, Amore

dedicato a Nonna Bruna.

LA STORIA

Il luogo dei ricordi, oggetti antichi dimenticati dal tempo che qui e solo qui ritrovano la vita, questa è Cjase Cocel.

Tra quelle stanze che raccontano storie di miseria per noi incomprensibile si aggira l’ultima filatrice, Nonna Bruna, passi ancora spediti e decisi nonostante l’avanzare degli anni ne  delineano il carattere fermo e dolce e ne esprimono l’ immensa forza di volontà.

Ricordo il suo sorriso e il suo stupore quando le dissi che volevo imparare, mai nella sua vita aveva sentito questa parola, perché, si sa, il tempo cancella in fretta ciò che è stato, e relega nell’obsoleto i gesti del quotidiano.

Fu così che andai a lezione. Le mie mani non ne volevano sapere, di quei movimenti, di quella ripetitività arcaica, parevano tronchi di legno conficcati a terra.

Lei donna d’altri tempi, in mezzo a sacchi di vello cercava il ciuffo di lana giusto, quello con la lanolina. Nonna Bruna le amava quelle goccioline che sapevano di selvatico e di sterpi riarsi al sole, come un segugio le stanava, il fiuto arrivava dove non potevano gli occhi.

Poi se le passava tra le mani e iniziava la sua danza, le dita come farfalle felici creavano il filo che sarebbe diventato gesto d’amore e di accudienza per tutta la famiglia.